venerdì 12 maggio 2017

La pierina della sanità scatena la caccia all'untore?


Una foto di Dario Miedico - tra i fondatori
di Medicina Democratica,
noto sostenitore della "vaccinazione critica"

Beatrice Lorenzin, la "pierina" della sanità italiana, ormai allineata e coperta dietro ai diktat dell'industria farmaceutica dopo le giravolte sul "caso stamina" (colpiscine uno per educarne cento), guida la crociata per l'imbottitura obbligatoria dei bambini con ogni tipo di vaccino. A Treviso un medico è già stato radiato. Ora sotto attacco è uno dei più noti e combattivi medici sostenitori del criterio di prudenza nelle vaccinazioni. Per il momento il governo ha frenato (forse).
Pubblicato venerdì 12 maggio 2007
LETTERA DI DARIO MIEDICO ALL'ORDINE DEI MEDICI DI MILANO IN OCCASIONE DELLA SUA CONVOCAZIONE IL PROSSIMO 20/05/2017.
Emergenza vaccinazioni? No! Emergenza democrazia.
Dopo pochi mesi dall’aver ricevuto da parte dell’Ordine dei Medici di Milano la Medaglia per il raggiungimento dei 50 anni di iscrizione all’Ordine, il sottoscritto si è visto recapitare in sequenza prima l’invito a comparire il 27/1/17 dinanzi al presidente dell’Ordine stesso per chiarimenti riguardo le proprie posizioni in merito alle vaccinazioni e, tre mesi dopo, la comunicazione di un vero e proprio avvio di procedimento disciplinare a causa delle stesse.
In realtà da ben quarant’anni espongo le mie posizioni critiche sulle modalità e sulla quantità di vaccinazioni che vengono imposte in Italia a bimbi di tenerissima età, non solo in centinaia di conferenze, dibattiti, articoli, ma anche in decine e decine di relazioni quale CTP a favore di altrettante famiglie i cui componenti, in modo spesso gravissimo, sono stati colpiti da patologie manifestatesi poco dopo una vaccinazione e che io non ho avuto difficoltà a definire “reazioni avverse” , argomentazioni che in diversi casi sono state riconosciute tali anche dalle successive sentenze formulate sulla base della Legge 210/92.
Non varrebbe la pena di commentare un tal comportamento, che qualche studioso di psichiatria potrebbe ritenere “interessante” sotto il profilo clinico, se non fosse che questo episodio si inserisce in un contesto che, curiosamente, coincide con il momento in cui l’Italia, sotto l’egida dell’OMS, è stata nominata capofila delle politiche vaccinali di più di 40 paesi del mondo.
Il problema è che questo ruolo, sicuramente interessante e meritevole di investimenti di ogni sorta, invece di essere svolto con una attenzione particolare verso quei luoghi del mondo dove effettivamente situazioni di denutrizione, inquinamento, estrema povertà, scarso accesso ai farmaci e altre condizioni particolari quali guerre in corso, carestie e sottosviluppo endemico creano le condizioni ottimali per uno sviluppo epidemico di patologie infettive, che in altri luoghi, non così svantaggiati, non assumono questa caratteristica, è stato rivolto verso l’interno del paese, laddove invece i livelli di igiene e salute e copertura vaccinale sono alti, ed inoltre le cure a disposizione sono immediatamente disponibili e talune di queste patologie sono scomparse da decenni.
Ma l’aspetto maggiormente preoccupante è che la metodologia assunta pare essere solamente l’esempio, e per dimostrare al resto del mondo la capacità di aumentare ulteriormente nel nostro paese i livelli di copertura vaccinale, invece di utilizzare strumenti di informazione e convinzione vengono applicati metodi coercitivi per la popolazione e repressivi nei confronti dei medici dissenzienti.
Il documento della FNOMCEO del luglio 2016 sulle vaccinazioni (
https://portale.fnomceo.it/fnomceo/show ... ?id=149850) , innanzitutto, ma anche il programma vaccinale 2016/2018 che dal dr. Vittorio Demicheli della Cochrane Collaboration Vaccines Field (http://www.sanita24.ilsole24ore.com/art ... fresh_ce=1) è stato definito una fotocopia dei desiderata della grande industria farmaceutica, nonché una serie di leggi regionali che impongono l’esibizione dell’attestato di vaccinazione, alcune addirittura anche per le vaccinazioni facoltative, per poter far accedere ai nidi e alle scuole materne i minori, e non ultima la radiazione del dr. Gava, cui potrebbe far seguito quella del sottoscritto, dimostrano quanto sopra affermato.
Non v’è chi non veda che la discussione, a questo punto, non è più, sempre che lo sia mai stata, sulle vaccinazioni, sulla loro indubbia utilità ma in condizioni che le richiedano, sulla possibilità di reazioni avverse, conosciute ed anche attese se vi è una legge che prevede uno specifico risarcimento per coloro che ne sono vittime, sull’opportunità di aumentare o diminuire quelle obbligatorie (alcuni paesi europei non ne prevedono alcuna forzata), ma si è spostata sulla eliminazione dei diritti: quello delle famiglie a poter scegliere se accettare o meno la proposta vaccinale senza subire ricatti, quello dei medici di poter esprimere il proprio convincimento in merito senza venire sanzionati o radiati, quello dei media a fare informazione a 360 gradi senza vedersi censurare i programmi tv o gli articoli, quello delle associazioni a poter organizzare discussioni e proiezioni pubbliche senza essere ostacolati in ogni modo.
In realtà questa falsa contrapposizione che trasforma una discussione in una contrapposizione tra tifoserie è puramente mediatica, poiché la scienza sa benissimo che quando i meccanismi di un processo di interazione tra un farmaco (e tra questi i vaccini)ed il corpo umano ricevente non sono ancora adeguatamente conosciuti è necessario ricorrere ad ulteriori studi, che si appoggiano anche alla statistica ed all’epidemiologia, studi che porteranno inevitabilmente a risultati anche apparentemente in contraddizione fra loro, ma che in realtà sono complementari perché approfondiscono situazioni specifiche a dimostrazione che la reazione di un organismo può essere diversa da quella di altri, perché non solo non siamo tutti uguali ma anche specifiche condizioni del momento possono portare a risultati opposti.
Basti pensare, ad esempio, che non tutti coloro che fumano si ammaleranno di cancro, che talune terapie su alcuni hanno un effetto e su altri no, così come altre producono solo in una limitata percentuale di pazienti effetti collaterali.
Di tutto ciò gli scienziati (ed i medici tra loro) ne sono perfettamente consapevoli, e proprio per questo la percentuale di coloro che si vaccinano tra gli addetti ai lavori è estremamente bassa (
http://www.adnkronos.com/salute/sanita/ ... KhSbJ.html), mentre la classe politica sembra l’unica a non accorgersene.
Non posso quindi che richiamare integralmente quanto già scritto al Presidente dell’Ordine dei Medici di Milano dr. Carlo Rossi in data 20/1/17, ribadendo che la mia presenza al l’incontro del 20 maggio p.v. sarà dovuta al rispetto che porto a tutti i Colleghi, ma che rifiuterò di partecipare nel ruolo di vittima sacrificale ad un processo che, non avendo io causato danno ad alcun paziente ed essendo basato solamente sulle mie convinzioni, non può non riportare alla mente i roghi dell’inquisizione che ritenevo sepolti dal tempo.

mercoledì 3 maggio 2017

Le tre piazze del Primo maggio 2017 a Brescia

Quest'anno a Brescia sul fronte della sparsa sinistra "radicale" (proviamo ad usare questa etichetta utilizzata dai media per identificare il raggruppamento che si è formato intorno a Mélenchon, che in Francia ha portato ad un risultato assente da decenni) c'è stato un piccolo avanzamento: invece dei due cortei degli scorsi anni, il corteo è stato unico, riuscendo a richiamare e manifestare insieme un migliaio di persone, come numero approssimativo REALE e non "politico".
Un altro migliaio di persone hanno formato il corteo di CGIL CISL UIL, al quale si sono aggregati anche gli esponenti di Sinistra Italiana.
Dopo i filmati incorporati elenchiamo gli striscioni e i soggetti politico-sindacali che hanno partecipato ai due cortei.
Per completare il quadro, bisogna ricordare il tradizionale corteo del 1° Maggio di Lotta Comunista, con l'altrettanto tradizionale comizio in Piazza del Mercato, al quale si può con generosità abbuonare un 500 partecipanti, con una notevole presenza di migranti in percentuale molto maggiore rispetto alla presenza di questi lavoratori negli altri cortei.
Qui sotto un primo filmato di più di dodici minuti, che presenta lo sfilare del corteo CGIL CISL UIL, seguito a distanza da quasi tutto il corteo alternativo.
Eccolo:


 La sfilata completa del doppio corteo dei sindacati storici, seguito a distanza dal corteo alternativo, ripresa dal bordo di via Gramsci, sulla piccola rampa che sfocia in Piazza Vittoria. A destra dell'operatore si trova Piazza del Mercato, dove è in corso il comizio di Lotta Comunista, comizio che fa da sfondo sonoro continuativo alla sfilata del corteo.
Qui sotto invece potete vedere la coda del corteo "alternativo", seguito da una breve visita al comizio di Lotta Comunista:



 Infine il terzo filmato di cinque minuti mostra il corteo alternativo all'uscita da Piazza Loggia - dove è in corso il comizio di CGIL CISL UIL - per accedere alla adiacente Piazza Rovetta, o Largo Formentone che dir si voglia:

lunedì 1 maggio 2017

È l'ora della Francia?

Non riduciamoci così!
Da tempo la sinistra italiana ha perso la tramontana, e si volge inquieta ad est, ad ovest, a nord, a sud, in attesa di un qualche messia che giunga a sollevarla dai suoi torpori intellettuali, tanto più profondi, quanto maggiore è la frenesia con la quale insegue ogni stormir di fronde rivoluzionarie, ovviamente proveniente dall'estero. L'elenco sarebbe lungo, lunghissimo. La gara è solo a chi è più veloce nell'individuare "il movimento ed il personaggio del momento" (per essere "à la page", credo che si dovrebbe dire "trendly"). E chi si ferma è perduto.
In queste contorsioni il mio partito non è stato secondo a nessuno, anzi, alle contorsioni "estere" si dovrebbero aggiungere quelle "interne", riguardanti le coalizioni che, si presumeva, gli avrebbero premesso di avere la "massa critica". Una quindicina di anni fa la "massa critica" avrebbe dovuto servire per "pesare" nella "stanza dei bottoni", e poi sempre più drammaticamente, per non essere cancellate dallo scenario politico istituzionale. Con i risultati che conosciamo. Facciamo qualche esempio, così a caso. Qualcuno si ricorda del Chiapas e del subcomandante Marcos? Eppure laggiù qualcuno ancora sta lottando, anzi, sta elaborando nuovo iniziative e nuove strategie sia per il loro Messico, sia contro la globalizzazione universale imperante. E poi venne Porto Alegre e il Brasile, col Forum Sociale Mondiale, e il bilancio partecipativo. E poi Seattle e il movimento no-global. E poi, più di recente, Occupy Wall Street, e poi Tsipras, e poi Podemos. Per non parlare delle "rivoluzioni arabe". Credo che gli esempi possano bastare.
Ma ora è il momento del "fenomeno Mélenchon".
Non si può fare altro che compiacersi della "rinascita della sinistra" che in Francia si è materializzata alle elezioni presidenziali francesi del 23 aprile del 2017, come fa il nostro nuovo segretario del partito, con questo comunicato che riprendo dalla pagina di "Controlacrisi":
 "L'exploit della 'Francia ribelle' di Melenchon è l'unico segnale positivo in queste elezioni". Intervento di Maurizio Acerbo
 Il risultato del nostro compagno Jean Luc Melenchon è storico. Il candidato a sinistra del Partito Socialista non aveva mai preso una percentuale così alta. L'entusiasmante campagna di Melenchon dimostra – dopo Grecia, Spagna e Portogallo - che la sinistra antiliberista e anticapitalista in Europa non è condannata al minoritarismo, anzi è l’unica sinistra credibile ormai sulla scena. 
Condividendo con Jean Luc Melenchon e i partiti che lo hanno sostenuto la comune appartenenza al Partito della Sinistra Europea e al gruppo parlamentare del GUE/NGL continueremo a lavorare con loro per la costruzione di un’alternativa in Europa. Il risultato francese ci incita a insistere nella nostra proposta di costruzione di un soggetto unitario della sinistra che abbia però come la campagna di Melenchon un profilo di netta rottura, un programma radicale e un linguaggio chiaro e comprensibile che possa raccogliere un consenso popolare vasto e soprattutto suscitare impegno e militanza. Invitiamo le altre formazioni della sinistra alternativa al PD a mettersi a disposizione perché l’Italia è diventata l’unico paese in Europa dove manca una sinistra antiliberista forte, visibile, popolare.
L'exploit della 'Francia ribelle' di Melenchon è l'unico segnale positivo in queste elezioni. Al ballottaggio i francesi dovranno scegliere tra la peste e il colera. Tra la destra xenofoba e fascista e un banchiere liberista sostenuto dal grande capitale finanziario, dalle multinazionali e dalla Confindustria francese.
L'austerità neoliberista provoca la crisi dei partiti che hanno sostenuto le politiche antipopolari e brucia i leader in breve tempo. I socialisti si riducono al minimo storico dopo la disastrosa esperienza del governo Hollande. Ma l'operazione Macron, come quella intorno a Renzi 3 anni fa, mostra che l'egemonia neoliberista è ancora forte e le classi dominanti reinventano continuamente nuovi personaggi da lanciare nello spettacolo.
http://www.controlacrisi.org/notizia/Politica/2017/4/25/49299-lexploit-della-francia-ribelle-di-melenchon-e-lunico/?fb_action_ids=1755329634779788&fb_action_types=og.comments
 Tuttavia nella dichiarazione di Maurizio Acerbo c'è qualcosa di stonato, che alle mie orecchie sembra riprodurre la cantilena delle decine di casi precedenti che ho esemplificato più sopra, con una evdente forzatura, secondo me, per infilare a forza l'esperienza francese di Mélenchon dentro il "cul de sac" della linea politica ferreriana, rispetto alla quale si sperava che il nuovo segretario fosse in grado di dare una qualche lettura innovativa.
Per dare modo ad ogni lettore di farsi personalmente una idea,ecco la traduzione che ho fatto dell'ultimo appello fatto da Jean-Luc Mélanchon, traduzione che già si trova sul post precedente, ma che per comodità del lettore trascrivo anche qui:
Con la forza del popolo, tutto è possibile!
Signora, signore, Cittadina, cittadino,
Conosco la vostra rabbia. Voglio esserne la voce progressista e umanista.
Dobbiamo separare la Repubblica dalle lobby che minacciano l'ambiente e la nostra salute, interrompere l'onnipotenza della finanza, abolire la monarchia presidenziale e i privilegi della casta che dirige tutto. È il momento di ridiventare un popolo sovrano e indipendente, liberato dai trattati europei e dalle alleanze militari guerrafondaie.
La 6a Repubblica
Sarò l'ultimo Presidente della 5a Repubblica. Appena eletto, convocherò un'assemblea costituente per scrivere una nuova costituzione. Questa assemblea comprenderà un ugual numero di donne e di uomini. Essa sarà composto da delegati mai eletti nelle assemblee precedenti e da cittadini scelti con sorteggio. Essa ricostruirà dalle fondamenta tutta l'organizzazione della nostra democrazia. Sarà la fine della monarchia presidenziale.
Propongo di instaurare il diritto di revocare un eletto anche nel corso del suo mandato, compreso il Presidente della Repubblica. O voi sarete soddisfatti della mia azione o mi manderete a casa prima della fine del mio mandato!
Sarà un cambiamento democratico epocale con nuovi diritti civili: il diritto di voto a 16 anni, il voto obbligatorio e il riconoscimento proporzionale del voto in bianco. Ci saranno anche nuove conquiste di libertà personali con la tutela costituzionale del diritto all'aborto o il diritto al suicidio assistito per essere padroni di sé in tutte le circostanze.
Naturalmente, mentre l'Assemblea costituente farà il suo lavoro, il programma per il quale sarò stato eletto sarà messo in atto.
Condividere la ricchezza
Sarò il presidente “sociale”, avendo per programma lo sradicamento della povertà e della disoccupazione. La Francia non è mai stata così ricca nella sua storia: noi siamo il paese con il record europeo per il numero di milionari e per il versamento di dividendi agli azionisti. Ma la ricchezza è ripartita troppo male. La gente deve riprendersi la sua quota rispetto alla finanza.
Intraprenderò la rivoluzione fiscale per abbassare le tasse a tutti coloro che guadagnano meno di 4.000 euro netti al mese e per ristabilire la giustizia fiscale.
Organizzerò la ripartizione del tempo di lavoro, con la generalizzazione di una 6a settimana di ferie pagate e con l'aumento della maggiorazione per gli straordinari al di là delle 35 ore a settimana.
Aumenterò di 175 euro netti al mese il salario minimo e di 200 euro le pensioni basse. Le PMI vi troveranno il loro tornaconto: portafoglio ordini pieno, calo di imposta sulle società, tasso di sconto allo 0% e soppressione della Cassa Sociale Indipendente.
Abrogerò la legge El Khomri che precarizza i salari e facilita i licenziamenti. Ristabilirò il diritto di alla pensione a 60 anni con 40 anni di contributi. La parità salariale fra donne e uomini permetterà finanzierla.
La pianificazione ecologica
Sarò il presidente ambientalista di fronte alla sfida del clima e ai pericoli che gravano sul'ecosistema. Usciremo dalle energie del nucleare e del carbone per raggiungere il 100% di energie rinnovabili entro il 2050.
Aiuteremo i nostri agricoltori di farla finita con l'agricoltura chimica e gli allevamenti industriali: il mio governo organizzerà il 100% di agricoltura biologica nella ristorazione collettiva e vieterà la crudeltà verso gli animali.
La pianificazione ecologica sarà è al cuore del rilancio dell'attività economica. La metà del piano di 100 miliardi di euro di investimenti pubblici previsti saranno impegnati lì. Il rilancio ecologico creerà la maggior parte dei 3 milioni di posti di lavoro che il mio programma permette.
Il progresso umano innanzitutto
Sarò il presidente del progresso umano. Il denaro non deve determinare l'accesso ai saperi, alla cultura e allo sport. Ne voglio liberare la creazione e la diffusione facendo sì che lo stato ne sia un grande promotore.
Estenderò l'istruzione obbligatoria dai 3 ai 18 anni. Renderò la scuola veramente gratuita, compresi i libri, le attività extrascolastiche e la mensa, biologica al 100%.
Permetterò a ciascun giovane di formarsi con una indennità di autonomia di 800 euro al mese (fin dai 16 anni nell'instruzione professionale). Noi sopprimeremo le tasse di iscrizione all'università.
Per garantire il diritto alla salute, le cure prescritte saranno rimborsate al 100% dalla sicurezza sociale. Raddoppierò il numero di centri di salute per colmare i vuoti dell'assistenza medica.
Uscire dai trattati europei
Sarò il presidente di una Francia ribelle in Europa e nel mondo. Essa libererà il popolo francese ed i popoli d'Europa dai trattati europei e dagli accordi di libero scambio che li obbligano a sbranarsi fra loro.
Instaurerò un protezionismo solidale per riportare in loco le produzioni ed i posti di lavoro.
Proibirò in Francia lo statuto europeo dei lavoratori distaccati. Ritirerò la firma della Francia sull'accordo di libero scambio con il Canada (CETA) e mi opporrò a quello con gli Stati Uniti (TTIP).
Per l'indipendenza della Francia e per la pace
Sarò il presidente della pace. Sono inquieto vedendo crescere la guerra nel mondo e in Europa. Usciremo dalla NATO per non essere trascinati nelle guerre degli Stati Uniti.
Costruiremo una nuova alleanza di paesi non allineati, lavorando per la pace e solo nel quadro dell'ONU.
La Francia alle frontiere dell'umanità
Enfin, sarò il presidente che impegnerà la Francia negli avamposti dell'umanità, in mare, nello spazio e sulla rete digitale. Si tratta di sfide collettive immense, alle quali il nostro popolo può far fronte mobilitando le competenze e l'energia inesauribile degli addetti, gli operai, i tecnici, gli ingegneri che costituiscono l'orgoglio del nostro paese.
Il mondo entra in una stagione di tempeste. È l'ora delle persone di carattere. A 65 anni, non mi    sto organizzando una carriera. Mi assumo una missione: restituire la Francia al popolo, liberandola dalla presa dell'oligarchia, restituire la Repubblica alla Francia abolendo la monarchia presidenziale.
Io sono parte del popolo. Questo popolo francese, per il quale la felicità è di poter lavorare e vivere del proprio lavoro. Di potersi prendere cura dei suoi e di se stesso. Di potersi istruire, di farsi una cultura, di praticare le arti. Di potersi divertire, di fare sport. Di poter trascorrere giornate piacevoli, in sicurezza, ovunque. Questo popolo che trae dai suoi principi repubblicani e laici, la forza di una lotta senza tregua per sconfiggere il fanatismo criminale dei terroristi.
Io sono parte del popolo. Di questo popolo francese che non è indifferente alla sorte degli altri, che non accetta la miseria, le discriminazioni, le ingiustizie. Di questo popolo che rispetta le leggi, paga le tasse, fa in modo di essere fatto da buoni cittadini. Questo popolo che non ne può più dgli "affari" e degli "scandali",
La nostra intelligenza collettiva può superare qualsiasi difficoltà, se mettiamo tutto al servizio del bene comune. Il motto della nostra Repubblica, "Libertà, Uguaglianza, Fraternità", stabilisce la nostra rotta. Dobbiamo assumerci le nostre responsabilità non solo per noi stessi, ma davanti all'umanità intera. Io sono pronto. Anche voi lo siete, io ho so.
Con la storia della Francia in testa, con la forza del popolo nel cuore, servirò il paese con onore e fidélité.
Con la forza del popolo, tutto è possibile!
Jean-Luc Mélenchon
(Traduzione di Attilio Zinelli dal sito ufficiale di Mélenchon:
A me pare che si continui  sulla strada che ci ha ridotti così come siamo.
In questo caso il neo-segretario Maurizio Acerbo "arruola" Mélanchon nella mozione 1 quando dice:
"Condividendo con Jean Luc Melenchon e i partiti che lo hanno sostenuto la comune appartenenza al Partito della Sinistra Europea e al gruppo parlamentare del GUE/NGL continueremo a lavorare con loro per la costruzione di un’alternativa in Europa", per poi proseguire ricalcando la proposta di Ferrero del "soggetto unico", già rimandata al mittente dai presunti "unificandi".
Il fatto è che:
1) Non si può continuare a voler "importare" esempi di altri paesi, con altre situazioni, come Tsipras, Podemos, ora Mélenchon, e così via;
2) Nell'appello di Mélenchon, è difficile leggerci il programma di "una costruzione di una alternativa in Europa" nei termini indicati da Ferrero, che stavolta Acerbo sembra seguire come un piccolo allievo. Il tono delle affermazioni di Mélenchon è completamente diverso, ad esempio:
-Sarò il presidente di una Francia ribelle in Europa e nel mondo;
oppure:-Per l'indipendenza della Francia e per la pace; oppure ancora:- Costruiremo una nuova alleanza di paesi non allineati;
oppure:- sarò il presidente che impegnerà la Francia negli avamposti dell'umanità, in mare, nello spazio e sulla rete digitale. Questo solo prendendo alcuni titoli.
Non sono bruscolini!

La traduzione integrale dell'appello di Mélenchon: con la forza del popolo tutto è possibile


Con la forza del popolo, tutto è possibile!
Signora, signore, Cittadina, cittadino,
Conosco la vostra rabbia. Voglio esserne la voce progressista e umanista.
Dobbiamo separare la Repubblica dalle lobby che minacciano l'ambiente e la nostra salute, interrompere l'onnipotenza della finanza, abolire la monarchia presidenziale e i privilegi della casta che dirige tutto. È il momento di ridiventare un popolo sovrano e indipendente, liberato dai trattati europei e dalle alleanze militari guerrafondaie.
La 6a Repubblica
Sarò l'ultimo Presidente della 5a Repubblica. Appena eletto, convocherò un'assemblea costituente per scrivere una nuova costituzione. Questa assemblea comprenderà un ugual numero di donne e di uomini. Essa sarà composto da delegati mai eletti nelle assemblee precedenti e da cittadini scelti con sorteggio. Essa ricostruirà dalle fondamenta tutta l'organizzazione della nostra democrazia. Sarà la fine della monarchia presidenziale.
Propongo di instaurare il diritto di revocare un eletto anche nel corso del suo mandato, compreso il Presidente della Repubblica. O voi sarete soddisfatti della mia azione o mi manderete a casa prima della fine del mio mandato!
Sarà un cambiamento democratico epocale con nuovi diritti civili: il diritto di voto a 16 anni, il voto obbligatorio e il riconoscimento proporzionale del voto in bianco. Ci saranno anche nuove conquiste di libertà personali con la tutela costituzionale del diritto all'aborto o il diritto al suicidio assistito per essere padroni di sé in tutte le circostanze.
Naturalmente, mentre l'Assemblea costituente farà il suo lavoro, il programma per il quale sarò stato eletto sarà messo in atto.
Condividere la ricchezza
Sarò il presidente “sociale”, avendo per programma lo sradicamento della povertà e della disoccupazione. La Francia non è mai stata così ricca nella sua storia: noi siamo il paese con il record europeo per il numero di milionari e per il versamento di dividendi agli azionisti. Ma la ricchezza è ripartita troppo male. La gente deve riprendersi la sua quota rispetto alla finanza.
Intraprenderò la rivoluzione fiscale per abbassare le tasse a tutti coloro che guadagnano meno di 4.000 euro netti al mese e per ristabilire la giustizia fiscale.
Organizzerò la ripartizione del tempo di lavoro, con la generalizzazione di una 6a settimana di ferie pagate e con l'aumento della maggiorazione per gli straordinari al di là delle 35 ore a settimana.
Aumenterò di 175 euro netti al mese il salario minimo e di 200 euro le pensioni basse. Le PMI vi troveranno il loro tornaconto: portafoglio ordini pieno, calo di imposta sulle società, tasso di sconto allo 0% e soppressione della Cassa Sociale Indipendente.
Abrogerò la legge El Khomri che precarizza i salari e facilita i licenziamenti. Ristabilirò il diritto di alla pensione a 60 anni con 40 anni di contributi. La parità salariale fra donne e uomini permetterà finanzierla.
La pianificazione ecologica
Sarò il presidente ambientalista di fronte alla sfida del clima e ai pericoli che gravano sul'ecosistema. Usciremo dalle energie del nucleare e del carbone per raggiungere il 100% di energie rinnovabili entro il 2050.
Aiuteremo i nostri agricoltori di farla finita con l'agricoltura chimica e gli allevamenti industriali: il mio governo organizzerà il 100% di agricoltura biologica nella ristorazione collettiva e vieterà la crudeltà verso gli animali.
La pianificazione ecologica sarà è al cuore del rilancio dell'attività economica. La metà del piano di 100 miliardi di euro di investimenti pubblici previsti saranno impegnati lì. Il rilancio ecologico creerà la maggior parte dei 3 milioni di posti di lavoro che il mio programma permette.
Il progresso umano innanzitutto
Sarò il presidente del progresso umano. Il denaro non deve determinare l'accesso ai saperi, alla cultura e allo sport. Ne voglio liberare la creazione e la diffusione facendo sì che lo stato ne sia un grande promotore.
Estenderò l'istruzione obbligatoria dai 3 ai 18 anni. Renderò la scuola veramente gratuita, compresi i libri, le attività extrascolastiche e la mensa, biologica al 100%.
Permetterò a ciascun giovane di formarsi con una indennità di autonomia di 800 euro al mese (fin dai 16 anni nell'instruzione professionale). Noi sopprimeremo le tasse di iscrizione all'università.
Per garantire il diritto alla salute, le cure prescritte saranno rimborsate al 100% dalla sicurezza sociale. Raddoppierò il numero di centri di salute per colmare i vuoti dell'assistenza medica.
Uscire dai trattati europei
Sarò il presidente di una Francia ribelle in Europa e nel mondo. Essa libererà il popolo francese ed i popoli d'Europa dai trattati europei e dagli accordi di libero scambio che li obbligano a sbranarsi fra loro.
Instaurerò un protezionismo solidale per riportare in loco le produzioni ed i posti di lavoro.
Proibirò in Francia lo statuto europeo dei lavoratori distaccati. Ritirerò la firma della Francia sull'accordo di libero scambio con il Canada (CETA) e mi opporrò a quello con gli Stati Uniti (TTIP).
Per l'indipendenza della Francia e per la pace
Sarò il presidente della pace. Sono inquieto vedendo crescere la guerra nel mondo e in Europa. Usciremo dalla NATO per non essere trascinati nelle guerre degli Stati Uniti.
Costruiremo una nuova alleanza di paesi non allineati, lavorando per la pace e solo nel quadro dell'ONU.
La Francia alle frontiere dell'umanità
Enfin, sarò il presidente che impegnerà la Francia negli avamposti dell'umanità, in mare, nello spazio e sulla rete digitale. Si tratta di sfide collettive immense, alle quali il nostro popolo può far fronte mobilitando le competenze e l'energia inesauribile degli addetti, gli operai, i tecnici, gli ingegneri che costituiscono l'orgoglio del nostro paese.
Il mondo entra in una stagione di tempeste. È l'ora delle persone di carattere. A 65 anni, non mi sto organizzando una carriera. Mi assumo una missione: restituire la Francia al popolo, liberandola dalla presa dell'oligarchia, restituire la Repubblica alla Francia abolendo la monarchia presidenziale.
Io sono parte del popolo. Questo popolo francese, per il quale la felicità è di poter lavorare e vivere del proprio lavoro. Di potersi prendere cura dei suoi e di se stesso. Di potersi istruire, di farsi una cultura, di praticare le arti. Di potersi divertire, di fare sport. Di poter trascorrere giornate piacevoli, in sicurezza, ovunque. Questo popolo che trae dai suoi principi repubblicani e laici, la forza di una lotta senza tregua per sconfiggere il fanatismo criminale dei terroristi.
Io sono parte del popolo. Di questo popolo francese che non è indifferente alla sorte degli altri, che non accetta la miseria, le discriminazioni, le ingiustizie. Di questo popolo che rispetta le leggi, paga le tasse, fa in modo di essere fatto da buoni cittadini. Questo popolo che non ne può più dgli "affari" e degli "scandali",
La nostra intelligenza collettiva può superare qualsiasi difficoltà, se mettiamo tutto al servizio del bene comune. Il motto della nostra Repubblica, "Libertà, Uguaglianza, Fraternità", stabilisce la nostra rotta. Dobbiamo assumerci le nostre responsabilità non solo per noi stessi, ma davanti all'umanità intera. Io sono pronto. Anche voi lo siete, io ho so.
Con la storia della Francia in testa, con la forza del popolo nel cuore, servirò il paese con onore e fidélité.
Con la forza del popolo, tutto è possibile!
Jean-Luc Mélenchon
(Traduzione di Attilio Zinelli dal sito ufficiale di Mélenchon:

mercoledì 26 aprile 2017

25 maggio 2017 - Piazza Loggia - Brescia

La conclusione del corteo degli antifascisti partiti dalla festa del Carmine:
gli striscioni si sono schierati a guardia della stele delle vittime della strage del 28 maggio 1974

giovedì 23 marzo 2017

Gli smemorati della Sinistra - Islamismo e stragi

Giuseppe Dossetti
Una sinistra sempre più allo sbando politico, culturale e, se si può dire, morale rimane muta, non ha più parole, se non l'inseguimento dei quadri concettuali del pensiero unico, anche quando finge di contestarlo.
In quest'ultimo caso denunce a volte brillanti dello sfacelo del paesaggio mondiale sboccano in nuvole di fumo incredibilmente vacue, quando non si limitano a riproposizioni orride di parole d'ordine fuori del tempo e della storia. Sarebbe perciò utile rileggere quanto uno dei fondatori della Repubblica, poi diventato prete e vissuto a lungo in Medio Oriente, Giuseppe Dossetti, ebbe a scrivere in occasione dell'attacco "mondiale" all'Iraq, nel lontano 1990.
Gli smemorati della Sinistra, in specie quella che si definisce "rivoluzionaria" dovrebbero ricordare quanto fecero per "coprire a sinistra" quell'attacco, dandogli gli argomenti che gli assalitori non erano in grado di formulare, come appunto denunciava allora Giuseppe Dossetti, del quale riproduciamo qui uno scritto di quei tempi. L'unico, a mia conoscenza, che traccia con lucidità il disegno delle conseguenze di lungo periodo che quel crimine, e gli altri che seguirono nei decenni successivi, ancora oggi vediamo sotto i le luci della ribalta dei mass-media:
 
1. È da rilevare la grande ingiustizia rappresentata dal fatto che, di fronte a tante occupazioni e aggressioni inedite, solo questa volta il Consiglio di sicurezza dell’Onu abbia trovato concordi tanti paesi nell’applicare sanzioni di tale gravità da portare alla guerra.
2. Non si porta nessuna giustificazione ideale per l’intervento. Neppure quella di ristabilire l’indipendenza di un paese di fronte a un dittatore. Può essere anche antipatico, ma in questo caso Saddam Hussein può sostenere validamente che l’unica ragione per cui viene attaccato è il petrolio. Finora il petrolio è stato rapinato a man bassa dagli occidentali, attraverso la complicità di alcuni principotti che, pur di avere assicurata per loro stessi e per i loro ristrettissimi clan familiari una ricchezza da nababbi lasciano rapinare la loro terra e il loro popolo. Questo è un dato oggettivo. Unico risvolto positivo della vicenda: questi fatti entreranno sempre più nella consapevolezza politica dei popoli. Di questi popoli anzitutto, ma anche di molti altri popoli asiatici e africani, con la conseguenza pressoché inevitabile di portare tumultuose reazioni in un vasto ambito di stati, più o meno direttamente coinvolti; reazioni che nessuno sarà più in grado di dominare. E questo non solo in tutti i paesi arabi, dalla Palestina allo Yemen, ma anche in Turchia, la cui situazione diventa sempre più difficile, in Egitto, dove le ripercussioni sono inevitabili, e negli altri paesi del Maghreb, aggravando crisi già in atto come quella del Sudan e di altri paesi africani. Tutto questo difficilmente non si estenderà al Pakistan e alla repubbliche sovietiche musulmane.
3. Se ci sarà la guerra, i rivolgimenti più grandi si avranno nell’Arabia Saudita stessa, dove non è più possibile che la situazioni ritorni come prima.
4. Tutto questo è sotto il segno di un sentimento generale di sdegno e di ribellione. Condiviso da tutti, anche dai più moderati, esso è contro l’occidente e, soprattutto, contro l’America, poiché è ormai evidente che gli americani sono consapevoli di essere e di voler essere gli unici padroni del mondo. Per giunta tutto questo verrà a dare nuova spinta ai vari elementi, sia pure molto diversi e frantumanti, della sinistra mondiale. Ci sarà un nuovo avvaloramento e probabilmente una diversa ricomposizione dei vari partiti di sinistra, sia in Africa che in Asia.
5. La situazione è gravissima in Giordania per l’instabilità e l’interesse del regime monarchico. Senza nessun senso di moderazione si è voluto punire la Giordania, strangolandola economicamente e politicamente.
6. L’islamismo radicale aveva bisogno di questo e ne trarrà vantaggio. Anche se Saddam Hussein fosse eliminato, l’occidente si troverà di fronte un islamismo radicale più difficile da combattere e ideologicamente più inestirpabile, sia nei paesi musulmani che nell’Europa stessa.
7. Vi saranno conseguenze evidentissime per la Chiesa. C’è letteralmente pericolo dell’estinzione della chiesa nei territori palestinesi e giordani e in quel pochissimo di chiesa che poteva esserci in altri territori di Arabia; una chiesa, cioè ridotta a vivere all’interno degli edifici di culto.
8. Il fatto che la prepotenza americana abbia costretto tutti i paesi, ormai vassalli, ad associarsi all’impresa, ha dato alla medesima un marchio di universalità che rievoca per tutto il mondo orientale la qualifica e il ricordo delle crociate, con tutto quello che ne segue: il ricordo degli eccidi e dell’intolleranza. Ma questo ricordo suscita anche nei musulmani la bellissima ed eccitante speranza che il trionfo degli occidentali sia effimero, come è stato effimero quello dei crociati. Costantinopoli, saccheggiata e bruciata nella quarta crociata del 1204, sarà come un’ombra sinistra costantemente evocata a tutta la Siria, all’Egitto stesso e poi a tutto il resto dell’Africa. Tutto questo riaccenderà l’intolleranza contro i cristiani nell’altro Egitto.
9. Gli italiani coscienti non solo non possono approvare una simile impresa, ma se ne debbono dissociare. Come ha fatto Ingrao, rivelandosi, come è, una delle poche teste pensanti del mondo politico italiano. Anzi, non solo una testa pensante, ma in fondo una delle poche coscienze morali vigili.

lunedì 20 marzo 2017

Renzi il “mutualista” risolve il problema della sostenibilità rimettendo indietro l’orologio della storia di un secolo

UN DISASTRO ANNUNCIATO


Oggi dopo che i decreti Turco e Sacconi (2008/2009) avevano preparato il terreno, siamo praticamente al break point, cioè è iniziato il cambio di sistema. Come mai nessuno ne parla? Possibile mai che i difensori della sanità pubblica si siano distratti al punto da farsela fare praticamente sotto il naso?




- Ad essere sincero dopo la mozione che Renzi ha presentato per candidarsi alle prossime primarie del PD (QS del 17 marzo 2017) mi aspettavo, dalla sanità, qualche commento.

Secondo me, con questa mozione, per la prima volta, pur con linguaggi un po’ paludati, Renzi, sulla sanità, esce allo scoperto e ci fa capire cosa abbia effettivamente in testa di fare.

La mia sorpresa, è stata accresciuta anche dal silenzio che sto riscontrando verso un tema che considero non “cruciale” ma “esiziale” per il futuro della sanità pubblica e che è la questione del “welfare aziendale” vale a dire la possibilità per le imprese di detrarre dal costo del lavoro gli oneri per le mutue integrative.

Nei confronti delle mutue mi pare che in molti stiano tirando i remi in barca. “Non minus interdum oratorium esse tacere quam dicere” dicevano i latini (“non è meno eloquente il tacere del parlare”).
Allora a beneficio di tutti vorrei informarvi intanto che è cominciata in questi mesi la vera svolta mutualistica e che ciò è potuto accadere:
· non con uno schiocco delle dita ma grazie a un lungo processo sotterraneo,
· grazie ad un pactum sceleris  tra governo, speculazione finanziaria e sindacato.

Come è andata ve lo spiego subito:
· si è partiti con un accordo quadro sul pubblico impiego con il quale il governo  Renzi si è impegnato“a sostenere la graduale introduzione… di forme di welfare contrattuale con misure che integrano e implementano le prestazioni pubbliche, di fiscalità di vantaggio”(30 novembre 2016),
· poi il governo Renzi ha provveduto a un decreto legislativosulla defiscalizzazione degli oneri per l’assistenza integrativa(aprile 2016),
· quindi  l’Agenzie delle entrate ha fatto una circolare per la sua attuazione ((n28/E),
· e infine tutto è stato suggellato con un accordo tra Confindustria e Confederazioni (luglio 2016).

Oggi dopo che i decreti Turco e Sacconi (2008/2009) avevano preparato il terreno, siamo praticamente al break point, cioè è iniziato il cambio di sistema. Come mai nessuno ne parla? Possibile mai che i difensori della sanità pubblica si siano distratti al punto da farsela fare praticamente sotto il naso?

Ebbene la mozione di Renzi di questi giorni è importante proprio perché è una conferma pubblica di questa strategia. La prima cosa che essa dichiara, a proposito di welfare, è che si tratta di continuare quello che il governo ha fatto fino ad ora quindi di “completare il suo disegno”, il che, se si pensa alla sanità ai tagli lineari, al de-finanziamento, e alle mutue, fa venire i brividi.

La seconda cosa che fa la mozione Renzi è promettere piani decennali per la non autosufficienza e i disabili, per il personale, per la formazione, sulla cui necessità ovviamente non c’è discussione, ma sui quali non è chiaro:
· il meccanismo di finanziamento soprattutto se, in ragione della continuità dell’azione di governo, dovesse sussistere il criterio del “costo zero”,
· cosa essi vogliano dire  in rapporto alla svolta mutualistica.

Ma la vera discontinuità culturale prima e politica dopo, della mozione di Renzi, coerente con il pactum sceleris, è la riduzione del diritto alla salute previsto dall’art. 32 a semplice “protezione” dai rischi della malattia, di chiaro stampo mutualistico. Esattamente come 100 anni fa.

Nella mozione si parla esplicitamente di “diritto alla protezione”. La sanità torna ad essere mera difesa dalle malattia e la salute mera assenza di malattia. Tutto il riformismo sanitario della seconda metà del ‘900 è praticamente liquidato. Renzi il “mutualista” risolve il problema della sostenibilità rimettendo indietro l’orologio della storia di un secolo. Salute addio.

L’escamotage adottato è lo stesso suggerito in questi anni dai portatori d’acqua del governo, delle mutue e delle assicurazioni come Gimbe,  C.r.e.a,  Cerm,  Censis, la Bocconi:
· si definisce come dice la mozione  un “pavimento di diritti accessibili a tutti”,
· si prevede la possibilità di integrare questi diritti con altri diritti ma questa volta tutti reddito dipendenti.

Lo slogan è: “prendersi cura di ciascuno in base all’effettivo bisogno di protezione”.



Quindi Renzi finalmente esce allo scoperto:
· l’universalismo dei diritti deve essere minimo,
· in questo minimo devono rientrare i più deboli (disabili e non autosufficienti, pensionati, disoccupati),
· tutto il resto va a mutue a fondi integrative e a assicurazioni cioè è welfare aziendale o al terzo settore.

Renzi ci ha spiegato il suo pensiero e il ministro Orlando che ci dice sulla sanità? E il presidente Emiliano che ne pensa?  E Enrico Rossi il dissidente cosa ci propone? E voi che mi state leggendo che ne pensate?  Che facciamo? Lasciamo correre o scendiamo in piazza con i forconi?

Oggi abbiamo toccato il fondo. Il Pd, fino a prova contraria, cioè salvo mozioni diverse, è ormai il partito dell’anti-universalismo, delle mutue e della speculazione finanziaria.  Siamo di fronte ad un vero e proprio tradimento storico con il quale si cancella, soprattutto per l’imbecillità di una mediocre classe dirigente, una cultura riformatrice senza precedenti.

Lo dico a tutti, non avremmo dovuto arrivare a questo punto, avremmo potuto prendere altre strade, chi tace non tace per caso, chiunque esso sia e ovunque egli sia collocato, probabilmente non ha la coscienza a posto.

Ivan Cavicchi